Costituire una società a Londra è un vantaggio competitivo per gli italiani. Secondo i più recenti dati Istat (pubblicati in marzo/aprile 2015), il Regno Unito risulta essere la prima meta Europea in cui gli Italiani riescono maggiormente e più facilmente ad esportare.


Società nel regno unito


Secondo i più recenti dati Istat in particolare, nell’anno 2014, tra le province che in misura maggiore sostengono le vendite sui mercati esteri vi è proprio Torino, assieme a Bergamo, Genova, Modena, Frosinone, Vicenza e Ascoli Piceno. Siracusa, Cagliari, Roma e Arezzo contribuiscono invece alla contrazione dell’export riflettendo, purtroppo, dati negativi. Per lo stesso periodo i dati suddivisi per Regione vedono tra le migliori performance Marche (+7,5%), Emilia-Romagna (+4,3%), Piemonte (+3,3%), Veneto (+2,7%), Lombardia (+1,4%), e tra quelle che forniscono, purtroppo, un contributo negativo vi sono, tra le altre, la Sicilia (-13,9%) e la Sardegna (-13,6%).

I dati statistici oltre a fornire un evidente quadro significativamente differente tra le varie regioni ed i vari comuni ottenendo comunque una media positiva a livello Italiano (2%), mediamente evidenziano che risultano premiate le aziende che lavorano o con un prodotto o servizio che il mercato internazionale riconosce essere buono o superiore alla media, se non eccellente, o in settori di nicchia o presenti capillarmente sul mercato.


Londra


La variabile del prezzo è soggettiva: nel mercato del marmo ad esempio si è esportato di meno ma con prezzi maggiori in quanto il mercato è interessato ai materiali di pregio (in Europa specialmente Germania ed ancora il Regno Unito).

In Europa il Regno Unito costituisce una delle più importanti piazze economiche (sesta economia mondiale e terza a livello europeo), basata per la maggioranza nel settore dei servizi, pur risultando forte anche nel settore industriale ed in particolare nell’innovazione tecnologica. La città di Londra è altresì fulcro di diversi primati, tra i quali quello di essere di fatto un centro mondialmente noto per erogare servizi finanziari ad alto valore aggiunto (posizionata come seconda al mondo dietro a New York nel “Global Financial Centres Index” e primo centro europeo per la finanza islamica) e di costituire da ormai oltre un decennio la principale destinazione di investimenti in Europa.

La fiducia accreditata a livello internazionale ha fatto si inoltre che anche nel settore immobiliare in città importanti come quella di Londra ci sia, diversamente da quanto capita in altri Paesi europei, un costante apprezzamento degli immobili.

Definita dalla stessa Regina d’Inghilterra città caleidoscopica per la ricchezza di cultura multietnica, è considerata piazza europea indiscussa per diventare “forti” nel proprio business come catalizzatore degli interessi economici da tutto il mondo.

La Gran Bretagna infine è anche decisamente interessante da visitare: monumenti storici, palazzi reali, Chiese, ed alcuni dei più importanti musei del mondo attirano ogni anno milioni di visitatori.


BUSINESS a londra


Avviare un’attività nel Regno Unito

L’esercizio di attività commerciale in forma imprenditoriale nel Regno Unito può essere svolta genericamente nelle seguenti forme:

  • ditta individuale (sole trader);
  • associazione (partnership);
  • società a responsabilità limitata (Limited liability Company), la più utilizzata dagli stranieri.

L’identificazione ai fini dell’imposta sul valore aggiunto (Vat) non è obbligatoria se il fatturato annuo non supera le 82.000 sterline.

La società a responsabilità limitata inglese è snella e di gestione semplice rispetto a quanto avviene in Italia. Per un paragone aggiornato tra una società a responsabilità limitata italiana ed una britannica si veda qui .

E’ necessario indicare almeno un socio ed almeno un amministratore (director) per la sua costituzione, che non devono necessariamente essere residenti nel Regno Unito.

La quota minima di capitale sociale è pari ad una sterlina.

Il diritto societario e di proprietà intellettuale è tutelato in linea generale da principi di Common law e da normative specifiche.

La fiscalità britannica è particolarmente tesa ad incoraggiare il “business” e l’innovazione. L’imposta societaria sugli utili imponibili dal 1° aprile 2015 ammonta al 20% (la più bassa in Europa e nei Paesi del G7). Sono previste ulteriori agevolazioni distinte per settori di attività (es. energia rinnovabile) ed anche per ubicazione di svolgimento dell’attività o per le imprese che sfruttano i loro brevetti ed in generale i diritti di proprietà intellettuale (es. patent box). Sono previsti anche aiuti (voucher) per ottenere alcune tipologie di consulenza per le pmi.

L’imposta per le persone fisiche è a scaglioni e per l’esercizio 2015 fino a 31.785 sterline di reddito (al netto delle detrazioni personali) si applica il “basic rate” pari al 20%. Da 31.786 sterline a 150mila sterline l’aliquota sale al 40% (higher rate) ed oltre 150mila sterline al 45% (additional rate).

L’aliquota media per l’imposta sul valore aggiunto (Vat) è pari al 20% ma vi sono molto merci cui si applica l’aliquota 0% (es. alimenti, bevande, abbigliamento per bimbi, prestazione di servizi inerenti salute e sport, libri, scarpe, ecc.).

Le disposizioni inerenti lo sdoganamento e l’importazione sono conformi in linea generale alle normative comunitarie ma vi sono restrizioni per alcune tipologie di prodotti (es. alimentari, piante, ecc.).

Esistono zone franche per beni non appartenenti alla UE non immessi nel mercato europeo (es. aeroporti di Birmingham e di Prestwick, porti di Tilbury e di Sheerness, città di Liverpool e di Southampton).


Sterline inglesi


Ottenere finanziamenti è più facile che nel resto d’Europa

L’autorità di vigilanza (FSA – Financial Services Authority) detta le linee guida per il mercato finanziario. Oltre alla London Stock Exchange (Borsa di Londra) per gli investimenti tra le 25mila e le 500mila sterline vi sono venture capitalist e agenze promotrici (note come Business Angels) disposti a valutare il proprio business. Le banche erogano mutui, linee di credito e prestiti per chi è stabilito nel Regno Unito. Le start-up possono facilmente ottenere anche finanziamenti comunitari o erogati da organizzazioni governative britanniche. Esiste anche la possibilità di ottenere una garanzia fino a dieci anni ai creditori dal Governo per importi tra 1.000 e 1.200.000 di sterline per chi ha un fatturato inferiore ai 41 milioni di sterline, seguendo il programma EFG (Enterprise Finance Guarantee).

Situazione economia britannica

Dall’inizio del 2013 il Regno Unito ha incominciato a rifiorire superando la recessione e creando, nonostante il mercato mondialmente in crisi, anche miglioramenti nei dati relativi alla disoccupazione.

Il tasso di occupazione (dati Parlamento UK marzo 2015) a gennaio 2015 è pari al 73,3% nella popolazione tra i 16 ed i 64 anni. Rispetto all’anno prima gli occupati sono aumentati per 617.000 nuovi posti di lavoro (significativo il dato relativo all’aumento dell’impiego nel genere femminile dal 2013 in avanti).

Il credit rating come Paese è AAA (secondo S&P – marzo 2015).

Il ministro delle finanze George Osborne nelle recenti previsioni (marzo 2015) ha previsto una crescita per il 2015 al 2,5 % (mentre l’Ocse – marzo 2015 – per lo stesso anno prevede una crescita del 2,6%) e per il 2016 del 2,3%, fino a quella del 2,9% prevista per il 2019 ma la Banca d’Inghilterra prevede che la crescita del 2,9% si riveli già per il 2016.

Secondo l’Istituto Nazionale di statistica britannico (studio pubblicato dall’Agenzia fiscale ad aprile 2015 per dati statistici aggiornati a febbraio 2015) l’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente importato dal Regno Unito rispetto allo scorso anno (+6% – 40,4 milioni di sterline).


Aprire società a londra


Settori di maggiore interesse per il mercato Britannico

I settori ai quali il Regno Unito è interessato dal punto di vista strategico sono: big data, satelliti spaziali, sistemi autonomi e robotica, medicina rigenerativa, agri-scienza e tecnologia del cibo, materiali tecnologicamente avanzati, soluzioni tecnologie per lo stoccaggio di energia.

Molti stranieri investono nel Regno Unito (es. Americani, Arabi, Coreani, Giapponesi, ecc.) ed in particolare a Londra, in Scozia, Galles ed in Irlanda del nord. Gettonati sono i servizi (software, ricerca e sviluppo, investimenti finanziari) e, gli Italiani sono attirati inoltre dal settore manifatturiero (es. alimenti, bevande, tabacco, ecc.) e edile ed in generale sono tra i maggiori esportatori nel Regno Unito (es. medicinali, autoveicoli, aeromobili, veicoli spaziali, dispositivi elettronici, ecc.).

L’Italia in generale resta invece la meta turistica più desiderata dai Britannici, sia per la ricchezza nella cultura che per il clima.

La maggior parte delle PMI britanniche è ottimista nel credere che il proprio fatturato possa salire da un anno all’altro e tale positività si riflette anche negli investimenti che le stesse sono disposte a fare specie nel settore ICT.

Il Regno Unito vanta il più grande mercato del commercio elettronico di tutta Europa ed il Paese in cui i suoi abitanti sono tra i primi utilizzatori mondiali di internet nel b-to-c (business to consumer) ed in generale sensibili all’uso delle tecnologie. E’ quotato dai vari indicatori internazionali specializzati tra i migliori per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale a livello mondiale.